Ph-impedenziometria

Attualmente è stato messo a punto un esame che permette di superare i limiti della ph-metria e di fornire una diagnosi precisa sulla Malattia da reflusso gastro-esofageo senza ricorrere alla radiologia tradizionale.

Questo esame si chiama ph-impedenziometria delle 24 ore. Viene utilizzato un sondino naso-gastrico sul quale è posizionato un sensore di pH (a volte 2) e 6 canali che misurano l’impedenza elettrica.

L’impedenza (è una resistenza elettrica) viene misurata dallo strumento e il suo valore varia al passaggio del bolo.

Avendo sei canali di impedenza sul sondino si riesce a discriminare una deglutizione da un reflusso e sapere anche a che altezza è arrivato il reflusso in esofago. 
Inoltre, poiché sul sondino è presente un sensore di pH, è possibile sapere anche il grado di acidità del reflusso.

Le misurazioni combinate di pH ed impedenza hanno consentito di classificare nuove categorie di reflusso:

  • Reflussi acidi (pH < 4 come l’esame classico di pH-metria)
  • Reflussi acidi ripetuti mentre il pH è < di 4 (Normalmente riconosciuti dalla phMetria come unico episodio di reflusso)
  • Reflusso lievemente acido con pH >4 ma < 7 
  • Reflussi non acidi (pH >7)

 

Introduzione alla misurazione della pH-impedenza

La pH-impedenzometria esofagea è considerata il metodo più affidabile per identificare il reflusso gastroesofageo (RGE) perché consente di riconoscere qualsiasi episodio e di definirne la sua composizione, durata, localizzazione e pH.

 La pH-impedenziometria combina la misurazione del pH e dell’impedenza (vale a dire dell’opposizione o resistenza al flusso) intraesofagea. L’impedenziometria si basa sulle ripetute variazioni in concentrazioni di ioni che avvengono nell’esofago per il transito d’aria (aumento d’impedenza) o di liquido (calo d’impedenza).

 Come nella pH-metria, un sondino è inserito dal naso e posizionato in esofago distale al fine di trasferire i dati, per 24/48 ore, ad uno strumento di registrazione portatile.
 La presenza sullo stesso sondino di multipli (in genere 7) anelli metallici (che formano a due a due un canale d’impedenza) e di 1 o 2 elettrodi pH-metrici per mette di identificare tutto ciò che transita nell’esofago (materiale acido e non acido, a contenuto liquido, gassoso o misto), distinguendo, secondo la progressione della modificazione dell’impedenza, una deglutizione da un reflusso e precisandone la sua durata ed estensione prossimale e distale.

 Il software fa un’analisi automatica delle variazioni di impedenza e di pH, permettendo di fare una discriminazione e classificazione accurata dei vari episodi.

La pH-impedenziometria multicanale delle 24 ore

La pH-impedenziometria esofagea multicanale (IEM) è un nuovo strumento per l’indagine della funzionalità esofagea nella malattia da reflusso (MRGE), che supera alcune delle limitazioni presentate dalla pHmetria delle 24 ore perché:


1) fornisce informazioni sulla presenza di qualunque tipo di bolo che refluisce in esofago (gassoso, liquido o misto liquido-gassoso); il significato di tale differenziazione può essere compreso ad esempio se si considerano recenti segnalazioni della letteratura circa il ruolo del reflusso gassoso quale elemento in grado di indurre sintomi esofagei in pazienti endoscopicamente negativi e che non rispondono a terapie con farmaci antisecretivi
;

2) fornisce informazioni circa la natura acida (valori di pH intraesofageo inferiori a 4), debolmente acida (se il pH è compreso tra 4-0 e 7.0) o debolmente alcalina (se il pH è superiore a 7.0); la determinazione di questi parametri assume rilievo clinico in quanto:

a) i reflussi debolmente acidi svolgono un ruolo importante in pazienti che hanno un esame endoscopico normale, ma non rispondono alla terapia antisecretiva;

b) i reflussi debolmente alcalini, oltre a quelli debolmente acidi, si associano ad una scarsa risposta terapeutica ai farmaci antisecretivi nei pazienti reflussori con o senza lesioni della mucosa esofagea;


3) identifica la direzione (oro-aborale o distale-prossimale) del contenuto esofageo;


4) riconosce il grado di estensione prossimale del reflusso gastro-esofageo, importante nei pazienti con manifestazioni extraesofagee; i rilevatori impedenziometrici posti ad intervalli fissi sulla sonda esofagea consentono di determinare fino a che punto dell’esofago può giungere il materiale refluito; dato questo che non è possibile ottenere con le normali sonde pHmetriche;


5) consente di valutare l’associazione tra sintomi e materiale refluito.

 

Perchè Gold Standard?

La pH-impedenziometria esofagea, disponibile solo in pochi centri Specializzati nello studio della Fisiopatologia Digestiva, è un nuovo strumento per l'indagine della funzionalità esofagea nella malattia da reflusso (MRGE), che supera alcune delle limitazioni presentate dalla pHmetria delle 24 ore, ancora oggi unico esami disponibile in molti Centri, perché:


1) fornisce informazioni sulla presenza di qualunque tipo di bolo che refluisce in esofago (gassoso, liquido o misto liquido-gassoso); il significato di tale differenziazione può essere compreso ad esempio se si considerano recenti segnalazioni della letteratura circa il ruolo del reflusso gassoso quale elemento in grado di indurre sintomi esofagei in pazienti endoscopicamente negativi e che non rispondono a terapie con farmaci antisecretivi;


2) fornisce informazioni circa la natura acida, debolmente acida o debolmente alcalina; la determinazione di questi parametri assume rilievo clinico in quanto:


a) i reflussi debolmente acidi svolgono un ruolo importante in pazienti che hanno un esame endoscopico normale, ma non rispondono alla terapia antisecretiva;


b) i reflussi debolmente alcalini, oltre a quelli debolmente acidi, si associano ad una scarsa risposta terapeutica ai farmaci antisecretivi nei pazienti reflussori con o senza lesioni della mucosa esofagea;


3) identifica la direzione (oro-aborale o distale-prossimale) del contenuto esofageo;


4) riconosce il grado di estensione prossimale del reflusso gastro-esofageo, importante nei pazienti con manifestazioni extraesofagee; i rilevatori impedenziometrici posti ad intervalli fissi sulla sonda esofagea consentono di determinare fino a che punto dell'esofago può giungere il materiale refluito; dato questo che non è possibile ottenere con le normali sonde pHmetriche;


5) consente di valutare l'associazione tra sintomi ed episodio di reflusso.